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mercoledì 19 settembre 2012

Nomadi: 'Con Cristiano, il nuovo cantante, abbiamo svoltato'


L'uscita nei negozi, martedì prossimo, del nuovo album dei Nomadi "Terzo tempo" coincide con la prima conferenza stampa milanese di Cristiano Turato, nuovo cantante della band emiliana. Ed è logico che le attenzioni, gli sguardi, le domande puntino soprattutto verso di lui. Il vocalist non si fa pregare, e racconta molto di sé: "Non conoscevo molto i Nomadi, e vengo da un mondo diverso, l'elettrorock di Depeche Mode e Subsonica. Ma se ti telefona Cico (Falzone, chitarrista del gruppo) e ti chiede se vuoi fare un provino, tu che fai? Anche fosse andata male sarebbe stata un'esperienza, un incontro con persone nuove e interessanti".  
Invece è andata bene e, spiega Cristiano, "in sei  mesi mi sono trovato catapultato in un calderone di musica e di persone che non conoscevo. Ho sempre vissuto a cento all'ora, tra musica e famiglia, ma qui ho dovuto decisamente cambiare velocità. Diventare supersonico. All'inizio, lo confesso, non mi trovavo bene con i pezzi classici del gruppo. Ci ho lavorato su, sono un padovano e sono uno che sgobba: e ora che ho imparato i testi e che certi automatismi sono entrati in funzione mi sento a mio agio. Ho sempre scritto canzoni, da quando avevo sedici anni: la prima me la ricordo ancora, faceva proprio schifo. E non posso credere che nel nuovo disco ci siano quattro pezzi firmati da me. Sono canzoni che significano molto per me, ricavati dalle mie esperienze di vita".  
Uno in particolare, "Tarassaco", colpisce per la delicatezza della melodia e l'eleganza dell'arrangiamento a base di pianoforte e di violino. "E' un pezzo di grande leggerezza", annuisce Turato. "L'ho scritta dieci-dodici anni fa, da allora l'ho tenuta nascosta nell'hard disk e non l'avevo mai fatta ascoltare a nessuno. Nella strofa, se ci fate caso, la canto con un filo di voce. Ed è la dimostrazione che questo nuovo disco dei Nomadi è improntato alla diversità". "Per me è una canzone d'amore struggente, l'avrei voluta come pezzo d'apertura o come singolo: peccato che non sia per niente radiofonica", interviene Daniele Campani, il batterista. A riprova della solidarietà e dell'unità di intenti che vige all'interno dei nuovi Nomadi. A proposito: come l'hanno presa, questa avventura, gli altri Madaleine, ex compagni di band di Cristiano? "Beh, per Stefano, Daniele e Luca non è stato facile. Ho dovuto dirgli che stavo cambiando strada e ci hanno messo un po' a digerirla, ma credo abbiano capito che quel treno lo dovevo prendere. Sono sempre nel mio cuore, tra i pochi veri amici che ho. E la settimana scorsa ci siamo visti, per una pizza e una birra".

  La sua nuova famiglia musicale, intanto, se lo coccola, con sguardo paterno e spirito cameratesco. Massimo, il penultimo arrivato: "Lo avevo ascoltato su un cd ed ero rimasto impressionato. Poi l'ho sentito dal vivo, e mi ha impressionato ancora di più. Anche per l'atteggiamento: si è presentato per quello che è, senza sbrodolarsi in complimenti. Ho capito subito che ci avrebbe aiutati a svoltare". Daniele: "Cristiano ha una tecnica mostruosa, ma soprattutto è una gran brava persona. E' capace e intelligente: ma bisogna lasciarlo tranquillo, qualcuno sui social network gli ha messo addosso troppa pressione". Cico: "Non ci crederete, ma è un ragazzo normale. Ha una struttura di voce molto forte sui bassi, ed essendo uno che ha studiato sa arrivare anche sugli alti. Aiuta anche il fatto che, a differenza di tanti altri cantanti, è anche un musicista". Sergio: "Mi ha colpito la sua dinamicità. Sul palco salta come un grillo, è dentro la musica". Beppe Carletti, il leader storico: "Ci è piaciuto perché non assomiglia né ad Augusto né a Danilo, sarebbe stato stupido e inutile cercare di ripetere il passato. Sarebbe stato come tenere in mano una candela che si spegne lentamente. Con Cristiano, invece, siamo cambiati, dopo 35 album di studio abbiamo potuto rimetterci in discussione. Gioca a pallone, se no non l'avremmo preso... E ci sta portando fortuna, da quando è arrivato lui sono successe tante cose belle: il concerto allo stadio Olimpico di Atene con Lavrentis Machairitsas, una grande pop star nel suo Paese. Il grande concerto di Bologna, davanti a quarantamila persone. Una serie di date affollatissime... Cristiano è come un amuleto".

Turato incassa e spiega il segreto: "L'importante è fare le cose con l'incoscienza del bambino, la stessa di cui parla il nuovo singolo 'Ancora ci sei'. Così sono salito sul palco a Bologna, davanti a quelle quarantamila persone. E così farò a Campovolo (dove i Nomadi dovrebbero essere i primi a salire sul palco - ma non è ancora certo per questioni tecniche - in occasione di "Italia loves Emilia", sabato 22 settembre). "Speriamo di conoscere gente nuova, lì, noi che anche per scelta ce ne siamo sempre stati un po' in disparte" spiega Carletti. E' lui che ha voluto chiamare il disco "Terzo tempo": "Non tanto e non solo perché abbiamo avuto tre cantanti.. piuttosto è un'espressione che mi piace: la usano nel rugby, quando i giocatori al fine  partita si abbracciano dopo essersele date di santa ragione. E poi pensavo ai film di una volta, che avevano un terzo tempo: ecco, vorrei che il nostro fosse interminabile. Facendo duecento concerti all'anno, a volte in passato abbiamo fatto dischi tanto per fare. Questo invece lo abbiamo curato a fondo; una volta tanto, per il singolo 'Ancora ci sei', abbiamo girato un video vero, come si deve. La tecnologia aiuta, oggi non siamo più costretti a correre dietro il tempo e a sottostare alle regole  dello studio di registrazione. Dopo avere suonato le canzoni insieme, tutti e sei, ognuno si porta il lavoro a casa. Abbiamo scoperto di avere ancora margine di crescita, proprio in 'Tarassaco' io ho usato delle armonizzazioni che non avevo mai impiegato prima. Ma i Nomadi sono anche quelli di 'Addormentato ma non troppo', il pezzo un po' ironico che chiude il disco. Chi fa musica deve suonare un po' di tutto, l'importante è trasmettere emozioni. Fare le cose con semplicità, e con profondità".  

Gli fanno notare che l'ex vocalist del gruppo, Danilo Sacco, ha detto di non voler più mettere la musica al centro dei suoi interessi. "E' un problema suo", sorride Carletti, "io mi diverto ancora come un matto, anzi più di prima. E' quasi ora di pensare alle celebrazioni dei cinquant'anni di vita del gruppo... Cosa faremo? Non so, vorrei una grande festa di tre giorni come quella che organizzammo per i quarant'anni a Riccione, con tanti ospiti sul palco. E' un traguardo invidiabile. Dopo i Rolling Stones, ci siamo noi". 

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